Lo scalogno tradizionale punta sul collettivo

Lo scorso agosto è stato creato il Collettivo dello scalogno tradizionale nel nord del Finistère (29) su iniziativa dei produttori e commercianti di questo allium. L’obiettivo: unire la filiera regionale e ottenere il riconoscimento dello scalogno tradizionale come prodotto d’eccezione, ottenendo la Label Rouge (Etichetta Rossa), oltre all’IGP (Indicazione Geografica Protetta) «Scalogno tradizionale di Bretagna». Già più di 100 attori regionali, incluso Pouliquen, hanno aderito a questo gruppo.

Unire gli attori locali e regionali

Il Collettivo dello scalogno tradizionale, costituito in forma di associazione, ha l’obiettivo principale di consolidare la filiera e consentire il mantenimento e lo sviluppo di questa coltura in Bretagna. Così i membri del collettivo, accompagnati dalla dipendente dell’associazione Camille Le Monnier, ingegnere agricolo, incontrano gli attori delle filiere, i produttori, i moltiplicatori e i commercianti, biologici e convenzionali, per far conoscere il progetto. Vengono organizzati regolarmente workshop e incontri di consultazione in modo che il settore sia costruito collettivamente da tutti gli attori interessati.

IGP e Label Rouge

Il collettivo dello scalogno tradizionale punta a due livelli di riconoscimento: la Label Rouge e l’IGP (Indicazione Geografica Protetta).

La Label Rouge è un marchio nazionale che permette al consumatore di identificare dei prodotti con un livello di qualità superiore rispetto ai prodotti similari. Nel nostro caso, il confronto potrà essere fatto tra lo scalogno tradizionale e quello da seme. Il logo Label Rouge, molto noto ai francesi, consentirà una rapida identificazione dei prodotti etichettati.
L’Indicazione Geografica Protetta (IGP) «identifica un prodotto agricolo, grezzo o trasformato, la cui qualità, reputazione o altre caratteristiche sono legate alla sua origine geografica. Questa indicazione è legata al know-how. Non si crea, ma si consacra una produzione esistente e quindi la si tutela sia su scala nazionale che internazionale.» L’IGP è quindi particolarmente interessante per i soggetti che, come Pouliquen, lavorano a livello internazionale.
Per ottenere queste certificazioni ufficiali, lo scalogno tradizionale di Bretagna deve rispettare un rigido disciplinare che sarà preventivamente convalidato dagli organismi di certificazione. La stesura di quest’ultimo è ancora in corso.

Distinguersi dallo scalogno da seme

Pouliquen ha scelto di proporre esclusivamente lo scalogno tradizionale per la sua qualità gustativa e per la sua coltivazione effettuata interamente a mano, dalla semina al confezionamento, così come la sua raccolta. Questo allium ha una consistenza soda, lucida e asciutta. È riconoscibile anche da un segno presente alla sua base, una forma di cicatrice dovuta alla tecnica di produzione. Composto da più bulbi, presenta una serie di «pelli» a forma di cerchi, che si sfaldano al taglio. Una volta nel piatto offre un sapore leggermente dolce.

L’esempio della cipolla di Roscoff

I bretoni non sono al primo tentativo in termini di etichettatura degli ortaggi. Infatti, nel 2009, la cipolla di Roscoff ha ottenuto la DOC (Denominazione di Origine Controllata), poi, nel 2013, la DOP (Denominazione di Origine Protetta).
In seguito all’ottenimento di questi riconoscimenti, la coltivazione di questo piccolo ortaggio tondo si è largamente sviluppata garantendo così la tutela della varietà oltre che dei volumi disponibili. I produttori di cipolle di Roscoff sono passati da 55 a 90, i volumi commercializzati si sono moltiplicati per nove per una superficie coltivata che è triplicata.
Auguriamo lo stesso successo allo scalogno tradizionale bretone. Un caso da seguire.