Pouliquen, conditionnement d'échalotes traditionnelles Bio, en filet et tresse

NOVITÀ – Confezionamento dello scalogno tradizionale BIO

Come annunciato qualche mese fa, qualche piccolo aggiustamento ancora e la nostra unità di confezionamento per lo scalogno tradizionale BIO sarà operativa.
Dal 1° marzo, in rete o in treccia, vi offriremo, ancora una volta, il meglio dello scalogno… Tradizionale e Biologico! Perché questo nuovo servizio? Quali formati offriamo? Gérard Quillévéré, direttore di Pouliquen, ci spiega tutto.

Quando comincerete il confezionamento dello scalogno tradizionale BIO? 

L’assemblaggio della catena di produzione è completato. Siamo in fase di test e messa a punto. Il confezionamento comincerà fra una quindicina di giorni, a inizio marzo.

Perché scegliere di sviluppare un’attività di confezionamento di scalogno tradizionale BIO?

Il nostro obiettivo è quello di rendere il prezzo dello scalogno tradizionale bio più accessibile per il consumatore. Non è possibile che il solo fatto di essere biologico renda un prodotto tre volte più caro dello stesso prodotto in convenzionale. La differenza di prezzo tra lo scalogno tradizionale convenzionale e quello biologico è dovuto al maggior costo di produzione di quest’ultimo. La differenza di prezzo dovrebbe quindi limitarsi soltanto a questo elemento. Questa nuova attività rappresenta per noi anche un modo per sostenere i produttori bio, soprattutto quelli che hanno appena cominciato o che si sono convertiti recentemente.

Quali formati di confezionamento verranno proposti?

Da inizio marzo proporremo due formati. La treccia da 350 grammi, un’esclusività di Pouliquen. Questo formato risponde alle esigenze della maggior parte dei consumatori. Con questo peso riusciamo ad avere una treccia di scalogno tradizionale bio nella stessa fascia di prezzo della treccia da 500 grammi convenzionale. Questa treccia verrà realizzata utilizzando dei tutori in bambù e del filo di lino, tutto 100% compostabile. L’etichetta sarà in carta grezza e 100% riciclabile. I consumatori di prodotti biologici sono attenti anche alla questione degli imballaggi. Questo tipo di confezionamento rappresenta quindi un ulteriore vantaggio per la nostra treccia di scalogno tradizionale bio.
Il secondo formato è la retina da 250 grammi che soddisfa le esigenze generali del mercato. La retina è prodotta a partire da cellulosa di legno e l’etichetta è di carta grezza.

Quali riferimenti verranno utilizzati per rendere questi prodotti interessanti per il consumatore?

Sull’etichetta sarà ben visibile la classica Eurofoglia, cioè il logo biologico dell’UE. Metteremo anche in evidenza il marchio PME+ che valorizza il nostro impegno in materia di RSI e che rappresenta anche una risposta alle aspettative sempre più elevate non solo dei consumatori di prodotti biologici ma anche dei consumatori in generale.

Che impatto avrà questa nuova attività su quella del confezionamento di scalogno coltivate in convenzionale?

Nessuno! Questa attività è completamente indipendente dalla prima e mobilita delle risorse aggiuntive. Il volume di confezionamento in convenzionale, così’ come i tempi di preparazione, restano invariati. I produttori Prince de Bretagne producono ogni anno1500 tonnellate di scalogno tradizionale bio. Speriamo che questa nuova attività li aiuti sia a consolidare che ad aumentare la loro attività.

Con la semina dello scalogno un nuovo ciclo di produzione sta per cominciare. In attesa del prossimo raccolto di luglio confezioneremo lo scalogno dell’estate 2022. Stagione nella quale, a causa della forte ondata di calore che ha colpito anche la punta bretone, i volumi di scalogno prodotti sono stati più limitati. É quindi fondamentale collocare questi prodotti in un segmento di fascia alta. Il lancio di questa nuova offerta “chiavi in mano” aiuterà senza dubbio i nostri clienti a raggiungere questo obiettivo.

Chi meglio dei nostri clienti può presentarvi lo scalogno, la cipolla e gli altri ortaggi della nostra gamma? Difficile a dirsi. Abbiamo quindi chiesto loro quali siano le motivazioni che li spingono ad acquistarli e a proporli ai propri clienti . Cominciamo questa serie di interviste con Gianni Bollettini, responsabile dell’azienda milanese Ortofrutticola Adriatica, grossista in frutta e verdura. Oggi focus sulla treccia di scalogno tradizionale.

 Può presentarci la sua azienda e la sua attività?

L’azienda è stata creata da mio padre, Emilio Bollettini, nel 1965. Oggi lavoro con mio figlio Giorgio Bollettini. Ortofrutticola Adriatica conta 12 collaboratori oltre al personale del mercato di Milano.
La nostra è un’azienda storica del mercato milanese ed è specializzata nel commercio di frutta secca. Nel corso degli anni abbiamo aggiunto molti altri prodotti a lunga conservazione che si rivolgono soprattutto ad una nicchia di mercato della vendita al dettaglio che vuole operare in maniera alternativa alla grande distribuzione. Offriamo prima di tutto prodotti artigianali di tipo non industriale che, in ogni caso, hanno come scopo principale l’alta qualità. É in quest’ottica che abbiamo cercato, nel corso degli anni, di riunire tutte le eccellenze sia dei prodotti tipici regionali italiani che di quelli dei paesi vicini.

Perché avete deciso di commercializzare lo scalogno tradizionale di Bretagna?

Proponevano già diversi prodotti francesi: la noce di Grenoble, la noce del Périgord, la patata Parmentine e le cipolle di Cévennes. La scelta di commercializzare anche la treccia di scalogno tradizionale di Bretagna è stata dettata dalla volontà di ampliare la nostra gamma di allium.

Da quanto tempo proponete la treccia di scalogno ai vostri clienti?

La commercializziamo dal 2009 a seguito dell’incontro con Stéphanie, commerciale export di Pouliquen, alla fiera di Berlino. Da quel momento lavoriamo esclusivamente con Pouliquen.

Perchè avete scelto lo scalogno in treccia piuttosto che quello sfuso?

La treccia di scalogno tradizionale è molto interessante a livello visuale. Questo scalogno lungo, intrecciato manualmente, ci dà la possibilità di differenziarci. È un bel prodotto. L’aroma stesso dello scalogno tradizionale è molto interessante rispetto alla cipolla è più delicato è più aromatico. Si può cucinare in diversi modi.

Tra i vostri clienti, chi è più interessato alla treccia di scalogno tradizionale e per quale motivo secondo lei?

Si tratta soprattutto di negozi che vendono al dettaglio. La treccia ha il vantaggio di essere bella esteticamente e allo stesso tempo di impreziosire gli scaffali. Anche i piccoli grossisti, che vendono a loro volta ai negozi , ordinano le trecce di scalogno.

Sul vostro sito sottolineate la qualità dei prodotti che selezionate. In che misura i prodotti di Pouliquen e, in particolar modo, le trecce di scalogno tradizionale contribuiscono a mantenere questa aspettativa?

Il primo indicatore è la soddisfazione dei nostri clienti. Abbiamo pochissimi problemi con questi prodotti e questo da ben 14 anni.
Questo prodotto ha trovato il suo pubblico e il suo posto nell’offerta di Adriatica. Il consumo è diventato abbastanza regolare rimanendo stabile tutto l’anno.

Sempre nel vostro sito internet, parlate anche di etica e di rispetto per la terra. Qual è stato il motivo che vi ha convinto a passare un primo ordine a Pouliquen e a continuare poi questa collaborazione?

Quello che mi ha convinto maggiormente è stato il fatto che si tratta di un prodotto coltivato e intrecciato manualmente in Bretagna. Noi ricerchiamo dei prodotti artigianali e la treccia di scalogno rientra in questa tipologia di prodotti. Per quanto riguarda l’etica, si tratta di uno dei principi fondamentali di Adriatica e lo è diventato anche per i nostri clienti. É quindi un grande vantaggio poter proporre questo prodotto e poterne spiegare le fasi e la modalità di produzione. D’altra parte il formato di treccia da 250 grammi, abbastanza insolito, risulta molto pratico e bello da vedere. È perfetto per le casalinghe.

Come definirebbe con una parola il vostro rapporto con Pouliquen?

Il nostro rapporto con Pouliquen è ottimo. Le date di consegna sono sempre rispettate, non ci sono mai problemi… Abbiamo ordinato un pallet di prova 14 anni fa e da allora siamo rimasti clienti. È stato un test molto convincente!

Così carine e tenere, le mini verdure, di cui offriamo una quindicina di varietà, sono tra quelle più richieste per le feste di fine anno. Mini carote, mini rape, mini cavolfiori e mini barbabietole sono la gioia di cuochi e buongustai. Arnaud Guillerm, produttore di Sibiril (29), ci ha aperto le porte della sua azienda agricola per mostrarci le sue coltivazioni di mini verdure.

Le mini, piccole e croccanti

Le dimensioni ridotte di questi mini ortaggi non sono frutto del caso. Provengono da varietà che sono state rigorosamente selezionate per ottenere un risultato estetico e gustativo ottimale.
Sono anche le condizioni di coltivazione che permettono di ottenere ortaggi così piccoli: una semina più fitta, un’attenzione costante durante la fase di crescita e una raccolta manuale precoce sono i segreti della coltivazione di questi mini ortaggi. Sono apprezzati sia dai ristoratori che dal grande pubblico e offrono sapori delicati e una straordinaria croccantezza.

Un’opportunità per diversificare le colture

Arnaud Guillerm e il suo socio Jean-Jacques Quéméneur hanno creato un GAEC1 nel 1998 e possiedono circa 150 ettari che coltivano a cavolfiori e broccoli, oltre a lattuga di 4a gamma (per il confezionamento in busta) e valeriana. A questo elenco di varietà, si sono aggiunte, una decina di anni fa, anche le mini carote e le mini rape.
«La domanda è arrivata dal mercato. La sezione “mini ortaggi” della SICA ci ha suggerito di lanciarci nei mini ortaggi per rispondere a questa domanda. Eravamo già dotati di grandi serre fredde a “campata multipla” per la valeriana e la lattuga precoce. Questa scelta ci ha permesso di diversificare. E poi eravamo curiosi di testare altre varietà ».

Mini verdure, colture “ghiotte di manodopera”

Dell’ampia gamma offerta da Prince de Bretagne, Arnaud Guillerm e il suo socio hanno scelto di coltivare solo mini rape e mini carote. «Queste sono colture che necessitano di molta manodopera concentrata in un breve periodo di tempo. Fattore che influisce almeno per il 60% sul prezzo di vendita». Questo per evidenti ragioni, visto che la raccolta viene eseguita interamente a mano. L’azienda agricola di Arnaud et Jean-Jacques ha sedici dipendenti, sette dei quali a tempo indeterminato. Tutti sono stati formati per sapere con precisione come e in quale fase raccogliere i mini ortaggi per poter garantire un alto livello qualitativo del prodotto.

Quindici varietà disponibili da Pouliquen

Offriamo in totale una quindicina di varietà di mini verdure prodotte da una ventina di produttori Prince de Bretagne. Barbabietole Chioggia, rosse e gialle, carote arancioni e colorate, cavolfiori, rape, cavoli bianchi e rossi, indivie, peperoni, porri, cavoli verza e anche romanesco, tutti questi ortaggi sono coltivati nella fascia costiera settentrionale del Finistère (29) e della Côtes d ‘Armor (22). A seconda delle varietà, calibro e quantità desiderate, proponiamo mini verdure in vaschetta flowpack o film estensibile, baby pack in legno o cartone. Comunicaci le tue esigenze, ti offriremo una risposta su misura.


1 (Groupement Agricole d’Exploitation en Commun. Forma di associazione tra agricoltori.)

Arnaud Guillerm, produttore Prince de Bretagne - Mini carottes
Raccolta manuale di mini-rape
Raccolta manuale di mini-rape
Raccolta manuale di mini-rape

Che sia la moda del vintage a rendere così attraenti gli ortaggi antichi? Non possiamo dirlo. Tuttavia, da quando è stata creata la sezione “ortaggi antichi” della cooperativa agricola SICA Saint-Pol (Prince de Bretagne), i produttori hanno continuato a sviluppare le loro attività e sono sempre più numerosi a coltivare barbabietola, rapa e pastinaca. Dai clienti dei supermercati agli chef stellati gli ortaggi antichi sono sempre più apprezzati e lo sono da una decina d’anni almeno. Per presentarvi questa gamma abbiamo intervistato André Péran, produttore Prince de Bretagne, stabilitosi a Cléder (29) dal 1985.

Ortaggi antichi, una ventina di varietà

È con il topinambur che André Péran ha iniziato la cultura degli ortaggi antichi. «C’era una domanda. Ho trovato delle piante e ho iniziato con ½ ettaro (5000m2)». Oggi André coltiva l’intera gamma di ortaggi antichi proposti dal Principe di Bretagne, cioè una ventina di varietà. Su una superficie di 25 ettari raccoglie ogni anno dalle 400 alle 500 tonnellate di questi ortaggi: topinambur, pastinaca, radice di prezzemolo, barbabietola di Chioggia, carote colorate, oca del Perù, ravanelli colorati, cerfoglio tuberoso, rape, nasturzio tuberoso, oltre a yacón, patata dolce e scalogno.

Ortaggi antichi e clima bretone: la formula vincente

Le diverse varietà di ortaggi antichi amano particolarmente il terroir e il clima mite e umido della Bretagna settentrionale. Le rese sono elevate e la qualità dei prodotti rimane molto alta, anno dopo anno. La semina e la messa a dimora degli ortaggi antichi inizia, per alcune specie, a febbraio e prosegue fino alla fine della primavera. La raccolta avviene dall’estate fino al mese di novembre. La raccolta di questi ortaggi è meccanica, ma il confezionamento avviene esclusivamente a mano offrendo una garanzia di qualità dei prodotti che commercializziamo.

Una stazione di lavaggio dedicata agli ortaggi antichi

Nel corso degli anni i produttori di ortaggi antichi si sono organizzati al punto da creare una stazione di lavaggio e confezionamento riservata alle loro coltivazioni. Infatti, la stazione di Kerannou a Saint-Pol-de-Léon, storicamente utilizzata per cavolfiori e patate, ha gradualmente lasciato il posto agli ortaggi antichi. In questo modo i 25 produttori della SICA di Saint-Pol possono beneficiare di uno strumento efficiente in prossimità delle loro aziende. «Abbiamo scelto una linea di lavaggio collettiva con operatori assunti dalla SICA. Questo ci consente una maggiore flessibilità e reattività nel confezionamento degli ortaggi.» Oltre al risparmio di tempo, questa stazione di lavaggio ci permette di rispettare tutti gli standard qualitativi e ambientali in vigore.

Produttore di ortaggi, una storia di famiglia

André Péran e sua moglie Françoise hanno iniziato la loro attività agricola nel 1985, subentrando ad almeno tre generazioni di orticoltori. «Negli anni ’60 e ‘70 si producevano soprattutto cavolfiori e qualche carota. Prodotti standard insomma!» Oggi André è orgoglioso di aver ampliato la sua gamma di colture e intende proseguirne lo sviluppo. Descrive con passione ciascuno degli ortaggi antichi che coltiva. «Per la pastinaca, nel corso degli anni, siamo riusciti a selezionare una bella varietà, molto conica e bianca. L’aspetto degli ortaggi è importante perché contribuisce al loro apprezzamento da parte del consumatore. (…) I ravanelli Red Meat, Blu Meat, Pink Meat, Green Meat sono bellissimi. Sono favolosi! È un vero colpo d’occhio sul piatto! Il loro sapore è piuttosto forte, piccante, la loro consistenza croccante.»

Gli ortaggi antichi, a lungo trascurati, stanno tornando alla ribalta. Molto interessanti dal punto di vista nutrizionale, offrono molte possibilità culinarie. I grandi chef ne hanno infatti dato prova esprimendo la loro creatività giocando con le forme e i colori di questi ortaggi da radice.

Scoprite qui la gamma di ortaggi antichi che offriamo.

Photos : L’oeil de Paco / Prince de Bretagne 

Continuiamo con la serie di ritratti dei collaboratori e delle collaboratrici che ogni giorno fanno vivere l’azienda. Oggi, direzione reparto operativo per la presentazione di Jean-Marc Velly, addetto macchine. Impostazioni, monitoraggio, approvvigionamento, rock e metal… Scopri le mansioni e le passioni dell’uomo per il quale la linea di confezionamento non ha più segreti.

Dal confezionamento alle macchine

Il prossimo gennaio Jean-Marc festeggerà i suoi 13 anni di anzianità all’interno della nostra azienda. Grazie ad un contratto di lavoro interinale è entrato a far parte del team pochi anni dopo aver completato la formazione BTS action commerciale. Assunto in un primo tempo per lavorare alla linea di confezionamento allium, le sue mansioni si sono gradualmente spostate verso la gestione dei macchinari. Da quasi tre anni Jean-Marc è addetto macchine a tempo pieno, lavorando in tandem con Mickaël Gueguen, anche lui assunto da circa una decina d’anni.

«Il mio ruolo è garantire che le macchine non si fermino. Al confezionamento tutto deve funzionare.»

Il lavoro di Jean-Marc è essenziale per garantire il ritmo del confezionamento e quindi garantire i tempi di consegna ai nostri clienti.
Il reparto operativo dispone in totale di sette macchine “retinatrici”. Queste macchine consentono il confezionamento in retina di scalogni e cipolle. Srotolano e tagliano la rete, vi applicano le etichette e inviano le retine di allium pronte per essere distribuite su un nastro attorno al quale si trovano gli operatori addetti al confezionamento in cartone.

Attenzione e flessibilità, qualità essenziali per l’addetto macchine

Se tutte le macchine sono programmate per mantenere un ritmo di confezionamento definito per ogni tipo di prodotto, rimane fondamentale monitorare l’intero parco macchine al fine di garantire che il processo di confezionamento si svolga correttamente. Per questo Jean-Marc non è mai troppo lontano dalle retinatrici, pronto ad intervenire per operazioni di routine, come ricaricare materiali di consumo (rete, reggetta, etichette), o per operazioni più complesse come l’impostazione del programma che consente di raggiungere la velocità di confezionamento ottimale. I nostri macchinari confezionano lo scalogno in retine da 500 g e 250 g con un ritmo che va da 40 a 45 pacchetti al minuto. Per le cipolle, la media è di 25-30 retine da un chilo preparati ogni minuto.

Tracciabilità e approvvigionamento

Oltre ai vari compiti che svolge come addetto macchine, Jean-Marc è anche responsabile del monitoraggio della tracciabilità. Assicura così il follow-up degli ordini e la gestione informatizzata delle scorte in tempo reale. È sempre lui che gestisce l’approvvigionamento di cartoni dell’azienda. Per fare questo, ogni sera, Jean-Marc fa il punto sulle esigenze del reparto produttivo e inoltra gli ordini necessari al nostro fornitore.
All’interno del team, Jean-Marc è unanimemente riconosciuto come «un collega competente, disponibile e gran lavoratore». Un collega con cui è un vero piacere lavorare.

La musica come passione

Jean-Marc ha sempre amato la musica, più precisamente il Metal. Suona la batteria e la chitarra e crea anche la sua musica nello «Home studio» da lui progettato.
Questa attività gli permette anche di combinare un altro hobby grazie all’uso dell’informatica. Con le nuove tecnologie, infatti, diventa più facile arrangiare, mixare, comporre: questo offre grande libertà e talvolta anche la possibilità di garantire la produzione di album di altri gruppi rock. «La musica è anche questo: incontro e scambio!»

Jean-Marc Velly, maquinista en Pouliquen desde 2010

Concludiamo la presentazione del team commerciale con l’ultimo arrivato in azienda, Denis Robidou. Specializzato nell’esportazione di ortaggi freschi, si è unito al nostro team all’inizio di settembre. Con una perfetta padronanza dell’inglese e del tedesco, Denis è responsabile, insieme a Emmanuelle Bosser, dello sviluppo dell’azienda sui mercati del Nord e dell’Est Europa. Ecco il ritratto del “nuovo arrivato”: il suo background, le sue motivazioni, le sue mansioni.

Export e ortaggi freschi, una lunga carriera

A 47 anni, Denis ha già maturato quasi 25 anni di esperienza nel settore degli ortaggi freschi. Dopo aver conseguito un BTS in commercio internazionale nel 1996, ha iniziato a lavorare in questo settore e da allora non l’ha più lasciato. Le sue precedenti posizioni, sempre molto orientate all’export, gli hanno permesso di maturare solide competenze e un’ottima conoscenza del settore. Pouliquen è il quarto distributore Prince de Bretagne per cui lavora. Dire che sa il fatto suo sarebbe quindi un eufemismo. Tuttavia, ogni distributore ha la propria visione del mercato, i propri valori, le proprie abitudini e le proprie ambizioni. Questo nuovo posto di commerciale non è privo di sfide per Denis. Questa è una delle cose che lo hanno attratto di più.

«Pouliquen ha un know-how, un’anima, una logica di business»

Quando si chiede a Denis quali sono le motivazioni che lo hanno spinto a entrare nel nostro team, lui sottolinea la visione e l’organizzazione della nostra azienda.
«Avevo bisogno di un progetto in una struttura più familiare, più umana. L’idea di un grande gruppo non fa per me. Qui siamo ben oltre le mie aspettative! L’ambiente è molto professionale, efficiente, ma senza stress. Non immaginavo che questa cultura potesse essere così ben rispettata all’interno dell’azienda stessa. È una bella sensazione. La persona non è un numero. Per quanto riguarda i clienti, Pouliquen è più un partner che un fornitore. Anche questo è molto apprezzabile.»
Il posizionamento dell’azienda, il suo radicamento nel territorio e la sua volontà di difendere i produttori locali sono altri fattori che hanno spinto Denis a candidarsi.

Una presenza nella zona di produzione di Saint Malo 

Denis vive nella regione di Saint Malo (35), area in cui si coltivano porri, cavolfiori, verze e romanesco. L’organizzazione dell’azienda gli consente di essere in ufficio a Cléder un giorno alla settimana e in telelavoro il resto del tempo. Questo accordo offre a Denis una qualità di vita apprezzabile senza dover traslocare e riducendo al minimo gli spostamenti quotidiani. Questa pianificazione dell’orario di lavoro consente inoltre all’azienda di essere presente nel bacino di Saint Malo e di garantire l’attività di monitoraggio, in particolare attraverso visite ai produttori e alle stazioni di condizionamento.

Condivisione e spirito di squadra

Nel tempo libero Denis allena una squadra di giovani giocatori di basket (U20). Inoltre, occasionalmente, fa degli interventi nell’istituto in cui ha studiato. In questo modo, porta loro una testimonianza diretta condividendo la sua esperienza professionale. Si occupa anche di lavoro di correzione e di recente è diventato anche genitore di uno studente, dato che il figlio più piccolo, Antoine, ha scelto di seguire la sua stessa formazione. «È una sua scelta. Non l’ho spinto io» insiste quando ci parla, non senza una punta di orgoglio, della scelta del figlio di seguire la sua stessa strada.
Denis è percepito dai suoi colleghi come una persona positiva, piacevole e solidale. Ha anche un lato scherzoso. Ciò che fa più sorridere di lui in ufficio sono le camicie dai disegni improbabili che riesce a trovare e che adora indossare, in ufficio o alle fiere, come avrà potuto notare chi lo ha incontrato nello stand Pouliquen all’ultima Fruit Attraction di Madrid.
Benvenuto da Pouliquen, Denis!

L’inverno si sta lentamente facendo largo in Bretagna e con esso la stagione della cipolla di Roscoff DOP. Per presentarvi questo prodotto emblematico della nostra regione, abbiamo intervistato Yannis Moal, un produttore orticolo Prince de Bretagne di Roscoff dove vive da più di trent’anni con il fratello Lionel; per lui la Cipolla di Roscoff non ha più segreti. Particolarità, metodi di coltivazione, gusto… Vi raccontiamo tutto in questo articolo.

Dal 1995 Yannis Moal lavora con suo fratello Lionel i terreni di famiglia. Negli 80 ettari dell’azienda si producono una decina di varietà di ortaggi: patate, cavoli, lattuga, scalogno, cipolle, carciofi Cardinal, zucche e mini ortaggi (carote, cavolo romanesco e cavolo cappuccio). Quest’anno sono stati destinati sei ettari alla Cipolla di Roscoff DOP, per una produzione di poco più di 200 tonnellate.

Origini e caratteristiche della cipolla di Roscoff

I primi semi della Cipolla di Roscoff sarebbero apparsi a Roscoff nel 1647, portati dal Portogallo da Fratello Cyril, un monaco cappuccino. Questa coltura si è adattata molto bene al terreno e al clima della regione. A poco a poco i produttori locali hanno adottato questo allium per renderlo un emblema della regione di Roscoff.
Questa cipolla ha una bella forma da tonda a leggermente appiattita. Si distingue dalle altre specie per la sua tunica e la sua polpa rosata, ma anche per le sue qualità gustative e di conservazione. Poco piccante, dolce e succosa, può essere consumata sia cruda che cotta.

DOP, garanzia di qualità e tracciabilità

La Cipolla di Roscoff ha ottenuto la DOC (Denominazione di Origine Controllata) nel 2009, poi la DOP (Denominazione di Origine Protetta) nel 2013. Il disciplinare della DOP ne definisce la zona geografica nonché le modalità di coltivazione, raccolta, conservazione e confezionamento.
Al fine di garantire la tracciabilità dei prodotti e il rispetto del disciplinare, i produttori di Cipolla di Roscoff DOP sono tenuti a fornire agli organismi di controllo vari registri (origine delle sementi, metodi di coltivazione, conservazione, condizionamento…). Gli orticoltori inviano delle dichiarazioni anche all’Unione di difesa secondo un modello convalidato dall’Istituto Nazionale per l’Origine e la Qualità (INAO). Infine, la qualità delle cipolle sotto denominazione è verificata da commissioni organolettiche che verificano la tipicità e la qualità dei bulbi preparati prima della commercializzazione (esami visivi e tattili e, se necessario, mediante assaggio).

Zona di produzione della Cipolla di Roscoff DOP

Carte de la zone de production de l'Oignon de Roscoff AOP - Pouliquen - 2022

I diversi metodi di coltivazione della cipolla di Roscoff DOP

Ci sono tre tipi di coltivazione della Cipolla di Roscoff DOP.
Il metodo attualmente più diffuso è il trapianto di piantine, che consentono di garantire una buona densità di coltura e quindi di garantire la raccolta di calibri adatti all’intrecciatura. Rappresenta circa l’84% delle superfici dedicate alla Cipolla di Roscoff. Le piantine sono prodotte da operatori situati all’interno dell’area geografica. I semi destinati alla produzione di piantine sono prodotti in serra dal mese di gennaio per una messa a dimora all’inizio di aprile.
La semina diretta rappresenta il 15% della superfice. La semina avviene a marzo. Questo metodo induce una maturazione più tardiva rispetto ad altri metodi di produzione (da 15 a 20 giorni).
I bulbilli, invece, provengono da semi di cipolla seminati ad altissima densità. «Non appena i bulbi raggiungono le dimensioni di un pollice, vengono estirpati per essere essiccati e ripiantati l’anno successivo. Il vantaggio di questo metodo sta nella capacità dei bulbilli di avviarsi rapidamente». Questa peculiarità permette di piantare i bulbilli più avanti nella stagione e quindi di ripartire il carico di lavoro degli orticoltori su diverse settimane in primavera. Tuttavia, i bulbilli rappresentano solo il 1% delle superfici di Cipolla di Roscoff.

 Semi / Piantine / Bulbilli

Modes de production de l'Oignon de Roscoff AOP

Una raccolta in due fasi

La prima fase di raccolta della Cipolla di Roscoff DOP, l’estirpazione, si svolge da metà luglio al 25 agosto, termine imposto dal disciplinare della DOP. Questo passaggio consiste nel passare una lama sotto la cipolla in modo da tagliarne le radici. L’obiettivo di questo passaggio fondamentale è quello di fermare l’assorbimento di acqua da parte delle radici quando la cipolla ha raggiunto lo stadio di maturazione desiderato. Questo permette una migliore conservazione della cipolla ed evita anche l’indebolimento degli aromi. La cipolla viene poi lasciata in campo per alcuni giorni ad essiccare prima di essere raccolta a mano o meccanicamente, con molta cura poiché la cipolla di Roscoff è fragile.

Essiccazione, conservazione e confezionamento della Cipolla di Roscoff DOP

Le Cipolle de Roscoff DOP possono essere conservate fino ad aprile dell’anno successivo alla raccolta. Si possono riporre all’esterno in bins in legno, al riparo dalla pioggia; all’interno, in silos o bins in legno ventilati, nonché in celle frigo. Quest’ultima modalità di conservazione consente di prolungare il periodo di confezionamento fino alla fine di aprile.
Prima della commercializzazione, le cipolle di Roscoff DOP devono essere ben essiccate. Per esserne sicuri, i bulbi vengono controllati uno ad uno, a mano, dai produttori, soprattutto prima di essere intrecciati. Vengono nuovamente controllati dal nostro team operativo presso la nostra sede di Cléder, prima di essere confezionati. Non possono essere commercializzate Cipolle di Roscoff DOP danneggiate.

Da Pouliquen ognuno preferisce consumare questa cipolla atipica in modo diverso: cruda o cotta, sola o come accompagnamento… Per Yannis Moal sarà semplicemente «saltata in padella». Riesci a sentire questo profumo leggermente dolce? La CIipolla di Roscoff DOP non aspetta che te!

Ve la proponiamo sia in convenzionale che in biologico, in rete, treccia, vassoio, Girsac e scatola. Tutti i dettagli sulla Cipolla di Roscoff DOP sono disponibili sul nostro sito internet: convenzionale e biologico.

Credits Fotografie :
Pouliquen
Camere dell’Agricoltura della Bretagna – filiale di Saint Pol de Léon
Consorzio della Cipolla di Roscoff DOP
“Maison des Johnnies” e della Cipolla di Roscoff
Organizzazione Bretone di Selezione

ÉCLO

Il cavolfiore è un ortaggio emblematico della Bretagna settentrionale. Viene raccolto a mano e confezionato direttamente sul campo, per evitare qualsiasi manipolazione e garantire un altissimo livello di qualità e freschezza. Scoprite in questo video il lavoro dei nostri produttori.

> Venduto in confezioni da 6, 8 o 11 pezzi.
> Imballato in legno, cartone, IFCO ed Europool.

Per saperne di più su questo ortaggio, cliccare qui.

Dal 2015 Pouliquen ricicla i rifiuti organici derivanti dall’attività di condizionamento di scalogno e cipolla. Le bucce e gli allium danneggiati e inadatti al consumo, che equivalgono a più di venti tonnellate di rifiuti al mese, vengono così utilizzati come input per la produzione di biogas per metanizzazione.
Oggi vi portiamo nel comune di Lanhouarneau, a una ventina di chilometri dalla sede dell’azienda, per scoprire l’impianto di uno dei partner di Pouliquen, Paul Le Fur, agricoltore e produttore di biometano.

Recupero dei rifiuti organici, un’organizzazione ben consolidata

L’attività di confezionamento di scalogno e cipolla genera ogni giorno circa una tonnellata di rifiuti organici, cioè più di venti tonnellate al mese. Dal 2015, per Pouliquen, bucce e allium danneggiati non sono considerati più rifiuti di cui disfarsi, ma una preziosa materia prima che permette la produzione di biometano.
Per garantire il recupero di questi rifiuti è stato posizionato un rimorchio agricolo all’esterno dell’azienda. Il sistema di aspirazione, installato sopra la linea di produzione, scarica tutti i materiali aspirati direttamente in questo rimorchio. Vi vengono depositati anche i bulbi inadatti al consumo.

La metanizzazione, un sapiente mix di elementi

Una volta arrivati all’azienda agricola, scopriamo due grandi cupole a due passi dal fienile. È qui che i rifiuti organici vengono trasformati in biogas. L’impianto di biogas viene rifornito di materia più volte al giorno: liquami, letame di bovini e pollame, rifiuti vegetali… Il biogas è attentamente monitorato. Co2, CH4, O2, Idrogeno… Le analisi vengono effettuate più volte al giorno per determinare quali elementi devono essere aggiunti per garantire la produzione di biometano, ma anche per evitare l’incrostazione del motore. L’attuale motore produce una media di 2400 kWh al giorno.

Produzione di gas, risparmio energetico e diversificazione delle colture

Nella sua azienda agricola, che gestisce in collaborazione con il fratello Julien e la cognata Annie Prigent, Paul le Fur ha diversificato le attività. L’azienda conta oggi 125 vacche da latte, 80 manze e un allevamento di cento migliaio di polli da carne, destinati al mercato francese. I 135 ettari di terreno sono utilizzati in gran parte per la produzione di colture destinate all’alimentazione animale. Tutti i rifiuti generati da queste attività entrano nel ciclo di metanizzazione e vengono quindi riciclati.

«Nella metanizzazione la cosa più importante è il digestore. Ci permette di creare gas, ma ci fornisce anche calore per riscaldare case e stalle. In estate permette inoltre di essiccare il fieno destinato agli animali e di ottenere alimenti di migliore qualità rispetto a prima.»

L’installazione di un metanizzatore ha così consentito a questi allevatori di variare i raccolti e, in particolare, di introdurre il fieno di erba medica nell’alimentazione dei loro bovini. Il clima umido del Finistère, infatti, complica la produzione di questo foraggio, che è comunque molto interessante dal punto di vista nutrizionale. Grazie al calore rilasciato dal digestore è possibile essiccare il fieno e risolvere così il problema apportando allo stesso tempo un valore aggiunto all’alimentazione del bestiame.

Recuperare i rifiuti organici per affrontare le sfide energetiche e ambientali

Tutta la materia organica introdotta nel metanizzatore non viene trasformata in gas. I resti del ciclo di metanizzazione producono una sostanza liquida, il digestato, che viene utilizzato come compost per fertilizzare i campi. L’azoto ammoniacale presente nel digestato consente una riduzione del consumo annuo di fertilizzanti che va dal dal 30 al 50%.
Diversificazione delle attività che generano reddito aggiuntivo, creazione di valore aggiunto nell’alimentazione del bestiame, risparmio energetico, riduzione dell’acquisto di fertilizzanti…
«Nulla si perde, nulla si crea, tutto si trasforma.» Da oltre 7 anni Pouliquen partecipa a questa trasformazione riciclando i rifiuti organici provenienti dal condizionamento di scalogno e cipolla. Un impegno che fa parte del processo di RSI dell’azienda.

Continuiamo la presentazione della squadra di Pouliquen con quella del suo capitano, Gérard Quillévéré, condirettore dell’azienda dal 2018. Da allora si occupa della gestione dell’azienda e delle attività operative, in particolare di quelle commerciali. Specialista della Germania e dell’Italia, è l’anello di congiunzione tra il Sud e il Nord Europa. Figlio di un produttore, bretone DOC e maratoneta occasionale, eccone il ritratto.

Il commercio degli ortaggi freschi «una prosecuzione logica»

Gérard è cresciuto a Lanhouarneau, a pochi chilometri dalla sede di Pouliquen, nell’azienda agricola di famiglia. Suo padre era un produttore di ortaggi e di patate da semina. Era membro della SICA, la cooperativa Prince de Bretagne del Finistère. Anche se Gérard non ha voluto rilevare l’azienda di famiglia, non ha abbandonato il settore agricolo. Infatti, dopo un BTS in commercio internazionale seguito da un anno di specializzazione nella vendita di frutta e verdura, nel 1994 entra a far parte del Gruppo Demex nel nord della Francia. Lavora in seguito per le cooperative orticole che vendono i loro prodotti con il marchio «Perle du Nord». Dal 1999 al 2002 collabora alla creazione di Prymex, azienda specializzata nel commercio di indivia. Nel 2002 poi torna nel Finistère dopo aver acquistato la società Pouliquen con Christophe Desmestre, direttore del gruppo Demex.

20 anni di Pouliquen

Da oltre 20 anni Gérard Quillévéré è al timone dell’azienda Pouliquen. Con il 5% acquisito nel 2002, ricopre il ruolo di direttore operativo. Il fatturato annuo dell’azienda, creata nel 1917, è allora di 3 milioni di euro. Gérard consente all’azienda di crescere fortemente, in particolare diventando distributore ufficiale Prince de Bretagne e sviluppando così l’attività commerciale di ortaggi freschi, oltre a quella di scalogno e cipolla, attività storica di Pouliquen.
Nel 2018 acquisisce la totalità dell’azienda dal gruppo Demex insieme a Pascal Jouen, cliente dell’azienda da più di 30 anni. Oltre alla gestione dell’azienda e del personale, Gérard assicura la gestione degli acquisti, in particolare per l’Italia, uno dei principali mercati sviluppati negli ultimi anni, in collaborazione con Stéphanie Della Schiava, commerciale per il Sud Europa.
L’azienda Pouliquen conta oggi 27 dipendenti per un fatturato di 21 milioni di euro.

Prince de Bretagne, garanzia di volumi e sostegno del territorio

«Mio padre era produttore per la SICA, sono cresciuto in questo mondo. È stato un passo logico.»

Ma questo «passo logico» si basa anche su fatti tangibili.

«Prince de Bretagne ci mette a disposizione grandi quantità di prodotti, quantità quasi illimitate. Le cooperative ci permettono anche di beneficiare di tutte le infrastrutture logistiche.»

Attaccato alla Bretagna e fervente difensore del suo territorio, per Gérard Quillévéré essere distributore Prince de Bretagne significa difendere i produttori e il loro know-how. La posizione nel cuore dell’area orticola bretone rappresenta anche l’opportunità di creare legami con i produttori e di stare sul territorio, al fine di garantire ai clienti una qualità ottimale del prodotto, in tutte le stagioni.

La sua visione? Avere resistenza!

Gestire e sviluppare un’azienda può essere come una gara di fondo, quindi Gérard continua ad allenarsi e a lavorare sulla sua resistenza anche nel tempo libero. Sciando d’inverno, navigando nelle giornate di sole e correndo tutto l’anno, ha già completato 14 maratone e intende correrne molte altre.

Gérard Quillévéré, co-dirigeant de l'entreprise Pouliquen, légumes frais de Bretagne (Cléder, France)